martedì 31 marzo 2020

Emergenza pandemia: la Malpensa che verrà

Emergenza pandemia: la Malpensa che verrà

Come abbiamo avuto modo di analizzare precedentemente gli effetti della crisi sanitaria ed economica che sta investendo il nostro paese si trascineranno per moltissimo tempo e impatteranno diversi ambiti dell'industria aeronautica. Cerchiamo ora di individuare quelli che sono invece i risvolti che riguarderanno più da vicino il sistema aeroportuale milanese.
Con il decreto 127 del 24 Marzo è stata stabilita la chiusura di diversi scali sul territorio nazionale tra cui anche quello di Milano Linate. L'aeroporto di Orio Al Serio è rimasto invece aperto per accogliere solamente voli cargo e di rifornimento di beni medici o essenziali. Non è ancora ben chiaro per quanto si protrarrà tale chiusura, è certo però che non si parla sicuramente di riaperture nel brevissimo periodo. Si dovrà sicuramente aspettare l'estate, sempre che non ci si renda fortuitamente conto del fatto che tenere aperti tre aeroporti per una sola città con il quantitativo di traffico che ci si aspetta non potrà che rivelarsi una scelta controproducente, che darà luogo a sprechi ed inefficienze dal punto di vista economico e industriale. Questo è connesso anche allo sviluppo del piano industriale della nuova Alitalia pubblica, che nascerà in formato molto ridotto e che quindi inevitabilmente influenzerà le sorti del nostro sistema aeroportuale, avendo anche acquisito una configurazione ormai totalmente dipendente dagli interessi statali inquadrati in una visione di servizio pubblico. Di questo parleremo più approfonditamente in un altro articolo.

Nel corso del 2019 i tre aeroporti di Milano hanno totalizzato la cifra record di quasi 50 Milioni di passeggeri, 49.274.540 per la precisione, con il solo aeroporto di Malpensa che ne ha movimentati 28.846.299. Difficile prevedere quando si tornerà a simili livelli di traffico: tutto dipenderà dalla risposta economica del tessuto produttivo settentrionale e da quella del turismo internazionale che negli ultimi anni aveva cominciato ad apprezzare le bellezze del Nord Italia come luogo di vacanza. Per l'anno in corso è probabile che il sistema milanese si attesti su cifre molto più basse, comprese tra i 25 e i 30 milioni di passeggeri complessivi (sulla base delle stime elaborate a livello nazionale e globale), con Malpensa che chiuderà intorno ai 17 milioni

Cosa ci riserveranno quindi i prossimi mesi o anni?
Assisteremo probabilmente a una fase di stagnazione sia dal punto di vista dei numeri che delle nuove tratte e degli sviluppi, molto simile a quella che abbiamo visto negli anni 2012, 2013 e 2014. Inevitabile quindi che i nuovi voli previsti vengano rimandanti di un anno a partire da quello di Eva Air per Taipei. Con lo spostamento delle olimpiadi probabilmente il nuovo volo di Ana per Tokyo slitterà ancora, almeno fino a quando non saranno chiare le intenzioni della nuova Alitalia, che, con la flotta prevista, difficilmente potrà tenere in piedi i suoi due voli intercontinentali da Milano. Si assisterà quindi a un cambio di staffetta, nel momento in cui il vettore tricolore cesserà di operare la rotta subentrerà Ana che gradualmente arriverà a offrire un volo giornaliero, traffico permettendo. I vettori sulla Milano-New York si ridurranno a 4: Emirates, United, American e Delta, il cui ritorno sarà condizionato dall'evolversi della situazione negli Stati Uniti. Se il traffico tornerà ai livelli pre-crisi sarà necessario un aumento di frequenze da parte di uno di questi vettori, probabilmente fra qualche anno.
Torneranno sicuramente Cathay con il suo volo giornaliero, Singapore Airlines e Thai Airways (che ha annunciato non tornerà prima del 25 Ottobre) con frequenze ridotte, sicuramente per il primo periodo. Emirates e Qatar si serviranno di aeromobili più piccoli tagliando sicuramente almeno un volo giornaliero ciascuna. Oman Air tornerà al giornaliero, Kuwait Airways forse riprenderà più avanti e Gulf Air rimanderà l'apertura all'inverno o al prossimo anno, nonostante al momento risulti ancora confermato il volo a luglio.
I due voli di Air China probabilmente non subiranno eccessive variazioni, stante la flessibilità dell'economia cinese in non molto tempo sia la tratta per Shanghai che quella per Pechino torneranno a regime, per un totale di 14 voli a settimana nel periodo estivo e 12 in quello invernale.

Sui vettori europei pende l'incognita Linate: un ridimensionamento di Alitalia e la riapertura dell'idroscalo porterebbe a una ridistribuzione e riallocamento degli slot ad altri vettori. Questo dipende però dagli sviluppi relativi ad Alitalia e non dalla crisi sanitaria, per questo motivo ne parleremo in seguito.

Veniamo ora ai due attori principali dello scalo: EasyJet e Ryanair. Al momento entrambe le compagnie hanno messo a terra tutta o gran parte della flotta (il vettore inglese ha appena comunicato il grounding totale a tempo indeterminato), con prospettive di ripresa dell'attività legate alla risoluzione dell'emergenza a livello europeo. Infatti, fino a quando tutti i paesi europei, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia in primis non avranno cancellato le restrizioni agli ingressi sarà impossibile una ripresa in forza dei voli. Se tutto andrà come previsto e le compagnie lo riterranno sostenibile dal punto di vista economico si potrà procedere a una parziale riapertura del mercato domestico nel mese di Maggio, quando le limitazioni alla mobilità interna dovrebbero essere sospese. Tuttavia se anche ciò accadesse verranno ripristinati i collegamenti con frequenze molto ridotte, almeno fino all'inizio dell'estate. Nel medio periodo probabilmente il lancio di nuove tratte verrà sospeso così come anche l'arrivo di aeromobili più capienti (gli A321Neo di EasyJet) fino a quando si saranno fatte accurate analisi sulle possibilità di crescita, basate sulla risposta del mercato a emergenza terminata.

Ovviamente non si parla solo di numeri, ma di aziende che vivono dell'attività dello scalo, di migliaia di dipendenti che non sanno se e quanti di loro torneranno mai a lavorare e delle loro famiglie, che sul successo dell'industria aeronautica hanno basato il loro futuro. E' quindi più che mai importante in questa fase non compiere errori strategici e di programmazione per sfruttare al meglio le risorse disponibili ed evitare sprechi che a lungo andare possono pregiudicare una normale ripresa delle attività. Serve quindi un piano di programmazione a lungo periodo del sistema aeroportuale, che porti a determinare se e quando sarà davvero necessario riaprire tutti gli scali. Spalmare fin da subito il traffico su tre aeroporti, con i numeri di traffico che ci aspettano, rischia di essere un salasso non indifferente per quelle compagnie (coraggiose) che decideranno fin da subito di riprendere la normale attività.
Di riapertura totale di tutti e tre gli scali sarebbe logico parlarne forse nel 2026 quando a Milano si terranno le Olimpiadi Invernali e allora quasi sicuramente, a meno di altre gravi e inaspettate crisi, si potrà rivivere quel momento prospero che ha accompagnato la città e la regione dopo Expo 2015. Così facendo quasi sicuramente entro il 2026 il sistema aeroportuale milanese avrà toccato nuovi record di traffico, sempre che non vengano ora compiuti errori gravi e dettati dal mero interesse politico.

domenica 29 marzo 2020

Emergenza pandemia: l'estate che ci aspetta.

Emergenza Pandemia: l'estate che ci aspetta

In questi giorni drammatici per il mondo intero e per l'Italia in particolare iniziano a delinearsi gli effetti di un'altra emergenza, quella economica, diretta conseguenza di quella sanitaria. Tra tutti gli ambiti uno dei più colpiti, per ovvi motivi, è sicuramente quello dell'industria aeronautica. Una crisi gravissima ha investito tutto il settore, in ogni parte del mondo, nessun paese escluso. Il crollo delle prenotazioni dovuto alle diverse restrizioni di viaggio attuate per cercare di arginare l'epidemia ha portato le compagnie di tutto il mondo a ridurre i voli e a lasciare a terra centinaia di aeromobili. Circa un miliardo di dollari bruciati ogni giorno (sulla base delle stima della Iata, circa 250 miliardi di perdite previste per il 2020), centinaia di migliaia di dipendenti lasciati a casa, senza sapere se e quando potranno mai tornare a volare. Difficile prevedere quando si potrà tornare alla normalità, ma una cosa è certa: i livelli di traffico e redditività record raggiunti nel 2019 non verranno toccati forse per alcuni anni. I 4,6 miliardi di viaggiatori dello scorso anno rimarranno per un po' solo un bel ricordo: le previsioni, ancora in continuo aggiornamento, per quest'anno parlano di riduzioni complessive di circa il 20-25%  fino al 31 dicembre. Tutto dipenderà però dal secondo semestre dell'anno, sopratutto se questo sarà caratterizzato da un ricomparsa dell'epidemia o da un progressivo ritorno alla normalità. Quello che sappiamo per certo è che una volta terminata l'emergenza il settore aeronautico ne uscirà fortemente mutato e ridimensionato: dipenderà tutto dalla capacità delle compagnie di fronteggiare la situazione e di fornire risposte all'altezza elaborando piani industriali in grado di limitare le perdite attraverso una rimodulazione del network, della flotta, una riduzione delle frequenze e un'ottimizzazione dei costi, a partire dall'organico.
Difficilmente quindi si supereranno i 4 miliardi di viaggiatori a livello globale. E in Italia?

Le fondamenta su cui si reggeva il nostro sistema aeroportuale prima dell'inizio dell'emergenza non erano particolarmente solide, minate da continui campanilismi e anche da scelte politiche forse non sempre lungimiranti. Nonostante ciò lo scorso anno si è registrato il record di passeggeri negli aeroporti italiani:193 milioni di passeggeri, con la quasi certezza di sfondare finalmente il muro dei 200 milioni in questo 2020. Diversi aeroporti italiani hanno registrato numeri mai visti e in alcuni casi, crescite percentuali davvero sorprendenti .
Con l'Italia epicentro dell'epidemia in Europa è quasi scontato affermare che le ripercussioni a livello di traffico ed economico, saranno davvero consistenti. Probabilmente verranno cancellati gli ultimi 3-4 anni di crescita con effetti devastanti nell'indotto. Un'Italia che stava imparando a vivere anche di turismo si trova ora privata di una delle sue risorse più preziose, e non si sa ancora per quanto tempo. Secondo le migliori previsioni per il mese di Giugno dovrebbe cominciare un parziale ritorno alla normalità a livello aeronautico. Difficile stabilire quanti viaggiatori torneranno subito nel nostro paese: le diverse restrizioni di viaggio applicate dai diversi stati potranno essere ancora in vigore, limitando il traffico alla sola mobilità interna e a quei pochi paesi che avranno permesso ai propri cittadini di viaggiare. Anche la mobilità interna dipenderà però da quanti avranno la possibilità economica di effettuare spostamenti vacanzieri: tutte queste considerazioni portano a ipotizzare che anche nelle migliori condizioni il livello di traffico sarà decisamente limitato. 
Tutte le destinazioni preferite dagli italiani nel mondo hanno vietato l'ingresso e in molte di queste restrizioni rimarranno in vigore quasi sicuramente per tutta l'estate (basti guardare i blocchi ancora imposti all'intera Cina), precludendo la facoltà di viaggiare a chi ne ha possibilità. In tutto questo pesa anche un'altra grande incognita: gli Stati Uniti. Il terzo paese più visitato al mondo si sta rivelando il nuovo epicentro mondiale della pandemia nonostante abbia solo da poco iniziato a sperimentarne la diffusione. Considerati i numeri impressionanti è impensabile ipotizzare una risoluzione prima del mese di Agosto (come dichiarato tra gli altri anche dal presidente Donald Trump), fattore questo che andrà ad intaccare il redditizio traffico Italia-Usa e più in generale quello Europa-Usa. I turisti americani non visiteranno piazza San Marco, il Colosseo o il Duomo di Milano almeno fino al mese di Settembre, se non fino alle vacanze di Natale, previa scoperta e introduzione di un vaccino efficacie che possa scongiurare il ritorno del virus. 

Dall'altro lato del mondo la Cina sta gradualmente tornando alla normalità, anche la regione dell' Hubei da dove tutto è partito. La ripresa di quest'altro redditizio traffico dipenderà solo da quando l'emergenza potrà considerarsi terminata anche in Europa, constatata la limitazione dei voli imposta dal gigante asiatico per evitare il verificarsi del fenomeno di contagio di ritorno.
In tutto questo un altro importante evento impatterà sicuramente la ripresa del traffico internazionale: lo spostamento delle olimpiadi di Tokyo al 2021 ha praticamente infranto le speranze riposte nell'evento mondiale come punto di ripartenza dei viaggi. Numerosi gli italiani che avevano già acquistato i biglietti e che si erano detti pronti a partire nonostante il pericolo se la manifestazione non fosse stata spostata, ora costretti a rivedere i piani anche per il prossimo anno stante la grave incertezza economica. 

Il traffico generato dai paesi europei potrà forse riprendere, seppur molto limitatamente per il mese clou dell'anno: Agosto. L'Italia, primo paese Europeo ad aver sperimentato gli effetti devastanti del virus sarà quasi sicuramente il primo a uscirne completamente e allora, da untore del mondo il nostro paese potrà forse essere visto come il più sicuro, previa sospensione delle restrizioni agli ingressi imposto solo recentemente dal governo italiano, per gli stessi motivi di quello cinese. 

E quindi si viaggerà quest'estate? forse, sicuramente in modo molto limitato rispetto a quanto gli ultimi anni di relativa crescita e prosperità ci avevano permesso. E dove? certamente in Italia, quasi sicuramente in Europa, difficilmente nel resto nel mondo. Estremamente probabile che quindi alla fine dell'anno il mercato ad aver registrato la flessione più contenuta sarà proprio quello domestico.
Prossimamente cercheremo di individuare le ripercussioni per il sistema aeroportuale milanese e per Malpensa in particolare, oltre ad analizzare quanto peserà la nuova Alitalia in questo scenario che sta andando delineandosi.